Lecce, 12 novembre 2018 – La Flc Cgil Lecce e l’Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani (Adi) hanno organizzato oggi un’assemblea dei ricercatori precari dell’Università del Salento, in vista dell’appuntamento nazionale del 17 novembre a Roma. All’incontro ha partecipato il segretario generale della Flc-Cgil Lecce, Giuseppe Taccarelli.
La collaborazione tra FLC CGIL e ADI ha già ottenuto importanti risultati per i lavoratori più deboli del comparto della ricerca e sono gli assegnisti. L’indennità di disoccupazione DIS-COLL è stata estesa anche agli assegnisti ricerca dopo una lunghissima lotta durata due anni grazie all’impegno di FLC CGIL e ADI con l’avvio di una campagna nazionale e azioni politico-sindacali in tutti gli atenei italiani.
La situazione oggi dei ricercatori precari delle Università ha raggiunto livelli drammatici e non più tollerabili, i numeri delle persone che non possono più continuare a svolgere il proprio lavoro e che vanno a casa aumentano ogni giorno. La precarietà dei rapporti di lavoro nelle Università è ormai perfettamente in linea con la tendenza del processo di precarietà  strutturale del mondo del lavoro imposta dalle norme recenti e passate che hanno pesantemente inciso sulla certezza della stabilità  di lavoro sotto la spinta degli interessi e delle esigenze del mercato. Nelle università le cause sono dovute a duplici fattori. Le scelte legislative passate, la riforma Gelmini, le norme sul contenimento della spesa pubblica e quelle sull’assunzione nelle pubbliche amministrazioni, sistemi di valutazione poco funzionali alle reali esigenze e alle necessità della ricerca e dei lavoratori del settore, hanno determinato di fatto finanziamenti inadeguati e spesso insufficienti a coprire le esigenze di fabbisogno degli atenei in particolare di quelli meridionali, da sempre i più poveri. Il costante de-finanziamento del fondo ordinario  (F.F.O.) delle Università è stato lo strumento, consapevolmente utilizzato, per affossare il sistema pubblico della conoscenza da parte delle politiche governative degli ultimi 20 anni.  I risultati negativi di queste scelte hanno colpito l’anello più debole del sistema universitario: i ricercatori precari. Considerato il loro numero elevato rappresentano una parte importante e fondamentale del sistema  pur lavorando e vivendo nell’incertezza lavorativa. L’Italia è capofila nei tagli all’Università e alla ricerca, mentre altri paesi europei investono nel loro futuro.
La campagna ideata dalla FLC CGIL e da ADI si intitola PERCHÉ NOI NO? E pone delle domande a cui si pretendono risposte concrete nella prossima legge di bilancio e non solo. L’appuntamento nazionale ci vedrà coinvolti nella grande assemblea del 17 novembre p.v. che si terrà a Roma.
PERCHÉ NOI NO?
I ricercatori universitari invecchiano precari, senza vere prospettive di reclutamento, mentre nelle università mancano docenti, e i nostri colleghi europei entrano in ruolo tra i 30 e i 35 anni.
PERCHÉ NOI NO?
Nei nostri atenei sperimentiamo precariato selvaggio e lavoro gratuito, mentre i nostri colleghi europei hanno diritti e retribuzioni adeguate.
PERCHÉ NOI NO?

Leggi qui i risultati dell’Indagine sul precariato universitario: “Stesso lavoro, stessi diritti. Perché Noi NO?”, una ricerca realizzata per la FLC CGIL da Barbara Grüning e Tito Russo

Gli articoli ed i servizi sull’iniziativa
Gazzetta del Mezzogiorno
Nuovo Quotidiano di Puglia
TeleNorba