Fse chiude l’officina leccese per le autolinee: caos trasporti. E il 22 c’è lo sciopero

FSE, Ferrovie, Sud Est, treno

Lecce, 20 marzo 2024 – Alle promesse non sono seguiti i fatti. E così la questione dell’officina leccese per la manutenzione degli autobus di Ferrovie Sud Est riesplode, concretizzando tutte le preoccupazioni espresse dai sindacati. Dallo scorso febbraio infatti l’officina è stata chiusa, contrariamente agli impegni presi dall’amministratore delegato di FSE, Giorgio Botti, durante l’incontro dello scorso 30 ottobre. E di conseguenza stanno venendo a galla disorganizzazione e problemi che si riverberano direttamente su utenti e lavoratori.

Le promesse. Ad ottobre, Botti fu convocato dalla presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone, alla presenza dell’assessore Anita Maurodinoia e dei rappresentanti sindacali di Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Faisa Cisal. Gli impegni dell’azienda furono chiari: convenzioni con ditte esterne del luogo capaci di manutenere i mezzi e di intervenire con tempestività in caso di avaria. L’amministratore rassicurò sindacati e rappresentanza politica sulla qualità del servizio erogato sul territorio salentino. La realtà è ben diversa.

I fatti. I sindacati partono da tre dati per confutare l’impegno preso a suo tempo da Botti. Innanzitutto l’azienda ha collocato nell’area di Lecce gran parte dei mezzi più obsoleti della propria flotta. Quella con più chilometri e messa peggio. Ciò sarebbe avvenuto per l’assenza, in provincia di Lecce, di un’autofficina in grado di intervenire su tutte le tipologie di mezzi della flotta Fse. Il secondo dato era nell’aria: vista la chiusura dell’officine leccese, mezzi ed autisti sono costretti ad effettuare moltissimi chilometri in più per raggiungere le officine automobilistiche Fse dislocate sul territorio di Brindisi e Taranto. E ciò avviene anche per gli interventi più banali: un enorme spreco di risorse economiche e di tempo, per non parlare dei ritardi che tali trasferimenti generano. Una condizione che sta mettendo a dura prova i conducenti, il personale delle sale operative e tutti gli operai delle officine automobilistiche di Taranto e Brindisi, chiamati ad un sovraccarico di lavoro proveniente da Lecce senza la previsione di incrementare l’organico. Infine i clamorosi ed intollerabili tempi di attesa per i soccorsi in linea, quando un mezzo va in avaria.

Il biglietto da visita. L’episodio più recente è capitato sulla Galatone-Nardò ad un pullman con un gran numero di studenti a bordo. Durante la marcia, l’assale delle ruote posteriori ha improvvisamente ceduto. L’autista, che era in servizio dalle 4.30 del mattino, ha chiamato il soccorso alle 14.15. La squadra mobile locale è intervenuta, ma non avendo gli strumenti per intervenire, ha potuto solo constatare l’entità del danno. Intorno alle 19, per un guasto avvenuto a Galatine, è intervenuto il carro di soccorso di una ditta esterna proveniente da Taranto. Cinque ore di attesa che hanno allungato il turno di lavoro del conducente (rimasto affianco al mezzo) ad oltre 14 ore. Il peso della disorganizzazione aziendale sta dunque ricadendo interamente sulle spalle dei lavoratori. E degli utenti, che viaggiano su mezzi improponibili.

L’appello. Per le organizzazioni sindacali siamo di fronte ad una situazione ampiamente prevedibile. Da qui l’appello di Fabrizio Giordano (Filt Cgil), Pierdonato Ligori (Fit Cisl), Francesco Demarindis (Uiltrasporti) e Antonio Rizzini (Faisa Cisal), che hanno scritto una lettera all’azienda, al presidente del Consiglio regionale ed all’assessore regionale ai Trasporti: “Ad un solo mese e mezzo dalla chiusura dell’officina di Lecce, continuiamo ad essere fermamente convinti che la scelta aziendale sia stata inopportuna e antieconomica. Vogliamo sperare che possa essere ripensata e rimodulata quanto prima. La Regione Puglia valuti ogni decisione d’intervento nei confronti della società FSE, affinché sia tutelata l’incolumità dei lavoratori e dei tanti cittadini pugliesi che scelgono l’utilizzo del mezzo pubblico”.

Lo sciopero. Clima teso nelle relazioni sindacali con Fse, dunque. A queste situazioni particolari vissute dal personale delle autolinee, si somma la vertenza aperta da alcuni mesi, che riguarda la parificazione economica dell’intero personale. L’indennità di presenza giornaliera, un istituto previsto dalla contrattazione di secondo livello, è erogata in maniera difforma: è riconosciuta in maniera piena ai dipendenti assunti prima del 2017; a tutti gli altri è riconosciuta una somma inferiore. C’è un accordo del dicembre 2022 che inchioda l’azienda, che si era impegnata a parificare il trattamento non appena fosse stato rinnovato il contratto di servizio con la Regione. Eventualità che si è concretizzata a giugno dell’anno scorso: la parificazione del trattamento economico, però tarda ad arrivare. I lavoratori, che oggi percepiscono stipendi diversi pur svolgendo mansioni identiche, attendono invano da nove mesi di essere trattati tutti allo stesso modo. Motivi che hanno spinto le organizzazioni sindacali a proclamare lo sciopero venerdì 22 marzo.