L’intervento della segretaria generale Valentina Fragassi pubblicato il 21 dicembre in prima pagina sulla Gazzetta del Mezzogiorno (edizione Salento). Il commento sui dati di Anmil su morti ed infortuni sul lavoro nel 2022.

“Ci sono ancora troppi morti, mutilati e feriti nei luoghi di lavoro. Ogni morte sul lavoro è una sconfitta per l’intera società”. Ce lo ha detto lunedì anche papa Francesco, nell’udienza nell’aula Paolo VI con dirigenti e delegati della Cgil. Un monito che è nostro da sempre. Su questo argomento, quello della sicurezza sul luogo di lavoro, la Cgil chiede da anni attenzione, investimenti in formazione e cultura, sinergie tra sindacati imprese e istituzioni, interventi legislativi. Perché ha ragione Bergoglio, anche una sola morte è inaccettabile in una società democratica e moderna.

Anche se scandalizzano la maggior parte dei lettori e dei cittadini, i dati dell’Inail forniti dall’Anmil non mi sorprendono. Cgil, Cisl e Uil di Lecce lanciano l’allarme all’unisono da oltre un anno: il prezzo della ripresa non ricada esclusivamente sulle spalle dei lavoratori. La politica dei bonus, la corsa all’incentivo, la riapertura di centinaia di migliaia di cantieri, la rincorsa a recuperare quanto perso nel biennio della pandemia: sono tutti fattori che in assenza di un adeguato paracadute, ossia di investimenti in prevenzione e formazione, hanno provocato un innalzamento iperbolico degli infortuni denunciati all’Inail.

Ritrovarsi nei primi dieci mesi dell’anno con circa 900 infortuni in più da gestire rispetto al 2021 (che già si era chiuso con un incremento dell’incidentalità sul luogo di lavoro) significa fronteggiare costi sociali ed anche economici enormi. E non capiamo cosa stia aspettando il Legislatore prima di intervenire: magari, invece di “sburocratizzare” sulla vita delle persone con il nuovo Codice degli appalti, potrebbe accogliere la proposta della Cgil di prevedere una patente a punti per le imprese virtuose che investono in sicurezza o di inserire nel codice penale l’aggravante per omicidio sul lavoro.

Aveva ragione il pontefice quando lunedì ci diceva che non bisogna permettere che si mettano sullo stesso piano “il profitto e la persona. L’idolatria del denaro tende a calpestare tutto e tutti e non custodisce le differenze. Si tratta di formarsi ad avere a cuore la vita dei dipendenti e di educarsi a prendere sul serio le normative di sicurezza: solo una saggia alleanza può prevenire quegli “incidenti” che sono tragedie per le famiglie e le comunità”. Per evitare il protrarsi di questa tragedia, organizzazioni sindacali e datoriali devono seguire una sola strada: quella dell’unità. Hanno anche una sede pronta per agire, ossia quella degli enti bilateriali, nei settori in cui la bilateralità è diffusa. Le organizzazioni sindacali hanno anche chiesto e ottenuto dalla Prefettura l’istituzione di un Osservatorio sulla salute e sicurezza sul lavoro: faccio appello al prefetto Rotondi di dare gambe al progetto, perché non possiamo permetterci più né morti, né incidenti nel nome del ritorno economico: nulla, infatti, vale quanto la vita. Ecco perché non c’è da esultare per la diminuzione delle morti sul lavoro in provincia di Lecce: esulteremo solo quando finalmente chiuderemo l’anno senza alcuna vittimasul lavoro.