“È opinione consolidata che il settore dell’edilizia sia anticiclico, capace cioè di reggere nei momenti di crisi economica permettendo all’intera economia di rilanciarsi. Riconoscerne il contributo soprattutto in questo periodo è quindi il primo passo per riconoscergli dignità e professionalità.
In questo periodo di restrizioni, sono stati tanti gli appelli, anche da parte di amministratori pubblici, a riscoprire la dimensione locale dell’economia, privilegiando, ad esempio, il commercio presso i negozi di prossimità rispetto agli acquisti on line. Talvolta supportati, come nel caso della città capoluogo, dall’ideazione di specifiche campagne pubblicitarie. È lodevole creare una rete di sostegno che riscopra azioni solidaristiche e l’importanza della dimensione locale dei consumi e degli investimenti. Ciò ovviamente non può significare chiudersi in logiche autarchiche, ma dovrebbe tradursi piuttosto in una leva che trasformi la competizione esasperata in collaborazione e crescita diffusa.
Analogo approccio può e deve esserci nel settore edile, che date le sue peculiarità rende ancora più forte il legame fisico con il territorio in cui gli interventi si programmano e realizzano. Non sembra essere stato così, ad esempio, nel caso della ristrutturazione in corso dell’immobile sito nel pieno centro di Lecce, che fino a qualche tempo fa ospitava la Sala Bingo e dove a breve si trasferirà Zara. Ci risulta che i lavori siano stati affidati ad una azienda edile di Napoli, che impiega un cospicuo numero di lavoratori residenti in Campania. Così come nel caso dell’affidamento da parte della Soprintendenza ad una ditta della provincia di Bari dei lavori al molo di Adriano a San Cataldo. Tra trattative private, regolari affidamenti diretti e legittime aggiudicazioni di bandi pubblici, constatiamo con sempre maggiore frequenza la presenza di ditte e lavoratori da fuori provincia. A scanso di equivoci e per evitare artate strumentalizzazioni, i dipendenti di queste ditte “esogene” hanno il diritto di mettere la propria professionalità al servizio del nostro territorio e, di sicuro, contribuiranno con la loro presenza a far girare l’economia cittadina. Il punto è un altro: riteniamo indifferibile una presa di coscienza a tutti i livelli sulla necessità di fare rete, di valorizzare le capacità e le professionalità locali, per la crescita della provincia.
È amaro dover constatare come il settore privato eserciti la sua libera iniziativa senza tenere conto di tutti i possibili benefici territoriali. Specie in presenza di consistenti agevolazioni ricevute dal pubblico.
Sarebbe ancora più amaro se questo fosse determinato da una (presunta) inadeguatezza del sistema d’impresa salentino. Noi, invece, siamo convinti che il territorio sia in grado di esprimere maestranze preparate ed imprese sane e rispettose di leggi e contratti.
Per questo ci appelliamo anche alla sensibilità degli attori pubblici affinché vincolino o almeno cerchino di indirizzare le scelte private verso una responsabilità sociale nei confronti del territorio, in particolar modo quando si usa la leva fiscale o delle agevolazioni economiche.
E questo vale per tutti: dal livello nazionale, dove il bonus 110% andrebbe vincolato maggiormente alla piena e corretta applicazione dei contratti nazionali, ai livelli locali che, nella loro autonomia, potrebbero prevedere quantomeno di azioni di moral suasion affinché il tessuto economico salentino in tutte le sue componenti metta a frutto passione e competenza per rendere il territorio più forte e meno diseguale”.

La Segreteria Provinciale della Fillea Cgil Lecce