Un emendamento alla legge regionale sulla ludopatia per rinviare di 6 mesi l’entrata in vigore del cosiddetto “distanziometro”, ossia la distanza di almeno 500 metri tra centri scommesse o punti in cui è possibile il gioco d’azzardo e una serie di luoghi sensibili (come scuole, parrocchie). Distanze che mettono in ginocchio il sistema dei giochi e a rischio migliaia di posti di lavoro.
L’emendamento è stato approvato dal Consiglio Regionale su proposta del consigliere Domenico Santorsola. E’ questo l’esito più importante della protesta dei lavoratori del settore, che stamattina a centinaia hanno manifestato a Bari, davanti alla sede del Consiglio. Nel frattempo si spera che la legislazione nazionale definisca parametri più adatti a centrare l’equilibrio tra la sacrosanta tutela dal gioco d’azzardo e l’altrettanto sacrosanta tutela dei posti di lavoro.
Per questo, le Segreterie regionali di Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs UIL hanno indetto una manifestazione a Bari, risultata molto partecipata e che ha ottenuto un risultato che fornisce un po’ di tempo per riorganizzarsi: al Parlamento, nella speranza che legiferi il settore; al Consiglio Regionale, che però difficilmente rimodulerà la legge in assenza di una norma nazionale; ai sindacati. “Sarebbe stato meglio agganciare questa proroga all’emanazione di una legge nazionale (così invece la legge regionale 43/2013 entrerà in vigore allo scadere della proroga di sei mesi). Ma è pur vero che in assenza del provvedimento adottato oggi, già dal prossimo mese di dicembre si sarebbe aperto uno scenario devastante sul piano occupazionale”, dice il Segretario provinciale della Filcams Cgil, Emanuele Sozzo.
Filcams, Fisascat e Uiltucs, pur condividendo la necessità di intervenire sul settore per rendere compatibili il gioco d’azzardo e la sostenibilità sociale, per contrastare gli abusi e combattere l’illegalità, sostengono da sempre che solo attraverso un confronto aperto e chiaro si può ottenere una normativa che persegua il giusto obiettivo della tutela sociale (quale l’educazione al gioco misurato, contrasto, prevenzione e riduzione del rischio della dipendenza da gioco) senza causare traumi occupazionali. “Non è il proibizionismo la cura ad una piaga socio-sanitaria come la ludopatia, tantomeno la ghettizzazione delle agenzie di scommesse o delle sale-giochi nelle periferie delle città”, conclude Sozzo.