Di seguito la lettera inviata dalla Segretaria Generale della Filt Puglia, Maria Teresa De Benedictis, e dal Segretario Generale della Filt Lecce, Giuseppe Guagnano, sulla condizione dei trasporti ferroviari locali in provincia di Lecce. La missiva è stata recapitata al Ministro Barbara Lezzi, all’intera rappresentanza parlamentare salentina, alla Regione e alla Provincia. Basterebbero pochi interventi ed al massimo sei mesi per far viaggiare i convogli alla velocità ordinaria e non più a 50 km/h. Ecco il testo integrale:
“Illustrissimi,
è nostro dovere sottoporre alla Vostra attenzione la giusta cautela in merito ad affermazioni apparse sugli organi di stampa da parte di Rappresentanti istituzionali della Provincia di Lecce relative a proposte di sostituzione di corse ferroviarie da linee di bus nell’Area dell’ATO di Lecce.
Premettiamo che le Ferrovie del Sud Est eserciscono servizi di trasporto pubblico ferroviario e automobilistico sostitutivo e integrativo ex art. 8 del D.Lgs. 422/97 con un Contratto di servizio con la Regione Puglia che scade il 31/12/2021 che può essere rinegoziato in conformità al mutato quadro normativo e regolatorio intervenuto (Reg. 1370/2007, Reg 1371/2007, D.Lgs 112/2015, Deliberazioni ART n. 49/2015 e 96/2015).
Sono a noi ben note le criticità emerse dalla nota ANSF (Agenzia nazionale sicurezza ferroviaria) sulla sospensione dell’Autorizzazione di Sicurezza alle Ferrovie del Sud Est e il ripristino dal 6 agosto 2018 delle misure restrittive ai fini della sicurezza imposte dall’Agenzia con nota del 26/09/2016 che porteranno ricadute pesanti sul programma di esercizio trasporto ferroviario regionale almeno per i prossimi due anni soprattutto nell’area barese (sulle linee ferroviarie locali nel Salento si continuerà ad andare con limitazione di velocità a 50 km/h così come previsto dalla citata nota ANSF dal 26/09/2016).
L’obiettivo dell’intervento delle scriventi è quello di aprire la “fase di partecipazione sulle scelte” nelle sedi opportune e non sulla stampa in quanto il tema della riprogrammazione dei servizi di Trasporto Pubblico nell’ATO di Lecce ha ricadute sul diritto alla mobilità di cittadini e sui livelli occupazionali del settore che richiedono un’assunzione di responsabilità forte.
Ricordiamo inoltre che per quanto disposto dalla legge di stabilità 2015, a decorrere dal 1° gennaio 2019, su tutto il territorio nazionale sarà vietata la circolazione di veicoli a motore, categorie M2 e M3 (per la maggior parte pullman e autobus pubblici) alimentati a benzina o gasolio, con caratteristiche antinquinamento Euro 0.
Nell’ATO di Lecce gli autobus appartenenti alla categoria Euro 0 risultano purtroppo ancora in numero rilevante e di difficile sostituzione in considerazione dei tempi necessari per le procedure di aggiudicazione e attivazione delle forniture.
In considerazione delle criticità evidenziate nel settore, coniugate con i tagli lineari al settore a partire dal 2010 la cui copertura viene garantita con un significativo intervento delle Regioni con risorse proprie, continuiamo a sostenere che la rete di trasporto collettivo debba strutturarsi in coerenza col Piano Regionale dei Trasporti ed il Piano triennale dei servizi. Serve una sostanziale coesione funzionale tra il vettore ferro e quello gomma – con una rete portante su ferro ed una rete secondaria costituita da linee extraurbane, suburbane ed urbane di adduzione alla ferrovia – al fine di assicurare un servizio di mobilità integrato, più sicuro, maggiormente accessibile e sostenibile dal punto di vista ambientale, in considerazione della necessità imperativa di far fronte ai cambiamenti climatici e porre un freno alla congestione stradale.
Ciò richiederà il pieno impegno di Regione, Soggetti attuatori e degli Enti Locali per rafforzare gli investimenti nelle infrastrutture dei trasporti a partire dall’attrezzaggio con SCMT (Sistema controllo marcia treno) della rete ferroviaria salentina. È il caso di sottolineare come, per completare il sistema SCMT e quindi superare l’anacronistico limite di velocità di 50 km/h, manchino le sole “boe” ovvero la sola parte terminale del sistema Sst (Sistema sicurezza treno) che interloquisce con il sistema Ssb (Sistema sicurezza bordo). In definitiva, come ritengono gli stessi tecnici del Gruppo FSI, per riportare il sistema ferroviario alla velocità ordinaria, sarebbero sufficienti non più di 5 o 6 mesi al massimo.
Rimanendo a disposizione per ogni ulteriore chiarimento, certi di un Vs interessamento e di un celere riscontro cogliamo l’occasione per inviare cordiali saluti
Maria Teresa De Benedictis, Segretaria Generale Filt Cgil Puglia
Giuseppe Guagnano, Segretario Generale Filt Cgil Lecce