Ecco l’appello della Cgil Lecce al presidente della Regione Michele Emiliano, dopo le elezioni vinte il 21 settembre, nell’intervento pubblicato oggi dalla Gazzetta del Mezzogiorno

di Valentina Fragassi*

Archiviata la tornata elettorale è tornato il momento di affrontare i temi dello sviluppo e delle condizioni di vita reali delle persone. Sarebbe finalmente il caso di sporcarsi le mani e affrontare i problemi dei territori. E possibilmente di risolverli. Sanità, xylella, infrastrutture, dotazione tecnologica, reti di comunicazione, trasporti, credito, politiche abitative: tutto un insieme di asset strategici dell’economia fondamentale attende risposte concrete dalla Regione nei prossimi cinque anni. Specialmente nel Salento.

La Cgil Puglia ha presentato all’inizio del mese una piattaforma intorno ai temi “sviluppo, lavoro, ambiente”. L’impostazione di base del documento è chiara: le politiche industriali del futuro vanno fondate su strumenti innovativi e su una visione di medio-lungo periodo, senza perdere mai di vista la tenuta sociale del territorio. Serve un impegno concreto della politica, che sappia valorizzare il contributo che i corpi intermedi della società possono offrire per orientare i provvedimenti regionali a sostegno del lavoro e delle famiglie.

L’ultima tornata elettorale si presta a molteplici letture. È vero: si è scongiurata l’affermazione del sovranismo, ma anche nella coalizione vittoriosa permangono dubbi e contraddizioni. Specie in provincia di Lecce, esce rafforzato il cosiddetto mondo del civismo: l’idea, senza alcun substrato teorico, secondo cui l’azione amministrativa pura debba essere il solo parametro cui indirizzare la vita politica. Risolvere con efficienza il problema quotidiano senza farsi carico della necessità di offrire un percorso, un ideale, una visione di lungo periodo. È in questa concezione che si diluiscono i valori, si perde la capacità di dare prospettiva ad un territorio, si perde la vocazione a costruire una società fondata su principi fondamentali condivisi ed irrinunciabili. La Regione indichi, piuttosto, una via, ascolti il contributo del sindacato tutto, avvii un progetto di sviluppo ambizioso e coinvolgente anche per le giovani generazioni.

La politica del prossimo quinquennio deve abbandonare la logica della mera gestione aritmetica del consenso, per concentrarsi sui temi del lavoro, della solidarietà, dell’uguaglianza, dell’ambiente. Il mondo del lavoro ha bisogno di ritrovare interlocutori che sappiano interpretare le sue istanze, trasformandole in risultati misurabili e riconoscibili. E le istanze dei lavoratori non possono ridursi esclusivamente alle politiche passive in caso di perdita dell’occupazione o, peggio, in confuse traiettorie formative. I lavoratori sono persone: hanno bisogno di infrastrutture sicure ed efficienti, di connessioni veloci, di un’amministrazione pubblica che accompagni ogni settore economico, di attenzione alla qualità della vita. Nel Salento abbiamo la necessità di rigenerare un paesaggio devastato, di ricostruire le città, di riconnettere centro e periferia, borghi e capoluogo, di investimenti pubblici nelle utilities. Solo un ruolo attivo e lungimirante del settore pubblico può rigenerare l’intera economia. Partire dai bisogni delle persone è fondamentale, per tutti: è bene ricordare, infatti, che la ricchezza privata, per grande che sia, nulla può in condizioni di miseria pubblica, di precarietà diffusa, di povertà.

L’attenzione alla qualità della vita è fondamentale, così come riscoprire la centralità del welfare: rafforzare la sanità pubblica e la rete dei presidi territoriali è una priorità non solo in tempi di Covid. Completa il quadro la necessità di una rete della conoscenza e della cultura sempre più integrata, di una scuola che non mortifichi il ruolo dei docenti lasciandoli per anni nel limbo della precarietà, di un’offerta turistica diversificata, di un protagonismo nuovo di settori importanti come trasporti e credito, di interventi su 5g e fibra. Ogni singolo intervento andrebbe valorizzato nella sua capacità di innescare un virtuoso effetto moltiplicatore su economia, imprese, ma soprattutto condizioni di vita e di lavoro delle persone.

Le Regioni nei prossimi mesi potranno contare su fondi europei cospicui, grazie anche al cosiddetto Recovery Fund Next Generation Eu. È un’occasione da non perdere. Per riuscire nell’intento, la prossima giunta regionale deve fare proprie le intenzioni con cui tale programma è stato ideato: migliorare le condizioni di vita materiali delle prossime generazioni. Insomma l’attività della Regione Puglia deve riguadagnare una narrazione di lungo periodo, che, negli ultimi tempi, sembra essere stata colpevolmente abbandonata. La sua eterogenea maggioranza deve perciò ritrovare un equilibrio: darsi una linea politica, trovare un giusto compromesso tra la necessità di dare concretezza alla pura azione amministrativa ed il bisogno di una politica alta, che torni a proporre un’idea, un percorso, un tracciato. Tutto questo non può che ripartire da una rinnovata attenzione al mondo del lavoro ed alle istanze dei lavoratori e delle lavoratrici, facendosi carico del loro senso di smarrimento politico dovuto anche alle forti difficoltà che derivano dal vivere una costante condizione di instabilità ed incertezza lavorativa.

Soddisfare i bisogni delle persone è prioritario, ma lo è altrettanto preoccuparsi di come liberarle dalla condizione di bisogno. Dal mondo politico ci aspettiamo che torni a far appassionare i giovani ad un progetto, ad un’idea di società moderna e solidale, offrendo loro esempi virtuosi e non squallidi ticket per consumare un drink in piazza. La politica insomma non può limitarsi “a dare un pesce” alle persone per farle mangiare un solo giorno; dovrebbe piuttosto insegnare loro a pescare, per liberarle dalla condizione di bisogno. E l’unica via per riuscire in questo intento è mettere il lavoro al centro del suo progetto.

*Segretario generale della Cgil Lecce