Lecce, 19 giugno 2019 – Gravissime carenze di personale, uffici svuotati al 50 per cento e mancata valorizzazione del personale. Sono questi i temi per i quali la Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Pa hanno proclamato lo sciopero nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori dell’amministrazione giudiziaria per il prossimo 28 giugno.

Per giovedì 20 giugno alle ore 14,30 i sindacati di comparto indicono un’assemblea di tutto il personale dipendente degli uffici giudiziari di Lecce per discutere di riqualificazione e formazione e di funzionamento degli uffici giudiziari. All’iniziativa saranno presenti, oltre ai segretari territoriali dei sindacati, anche: la coordinatrice della delegazione nazionale trattante Giustizia della Fp-Cgil, Felicia Russo, Il coordinatore nazionale della Uil-Pa, Cosimo Rizzo; il segretario della Cisl-Fp, Gianni Farchi; il coordinatore regionale Giustizia Fp-Cgil, Mimmo Sardelli.

Nei documenti sulla vertenza Giustizia, Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Pa hanno illustrato la drammatica situazione. Non hanno prodotto alcun effetto gli sforzi profusi per indurre l’amministrazione a rispettare gli accordi presi nel 2017 (che dopo anni di blocco prevedevano, tra l’atro, progressioni giuridiche e progressioni economiche) e ad attuare un piano straordinario di assunzioni, atteso che entro l’anno prossimo la scopertura media di personale raggiungerà il 50 per cento secondo i dati ufficiali forniti dal Ministero.

Tutto fermo. Neanche le trattative sul Fondo unico di amministrazione (Fua) 2018, aperte a gennaio, sono riprese. Per tale motivo, fallito lo scorso 30 maggio il tentativo di conciliazione innanzi al Ministero del Lavoro, abbiamo indetto lo sciopero dell’Amministrazione Giudiziaria.

I numeri

La situazione è drammatica. L’attuale dotazione organica del Ministero è di 43.658 unità: ci sono 9.265 posti vacanti, se consideriamo che nel 2018 ci sono state 2.217 unità in uscita e nel triennio 2019-2021 si stima un decremento di oltre 5.000 unità, senza contare gli effetti di “quota 100”.

Ci sono gravissime carenze di personale e nel 2021 ci sarà un vuoto di organico su base nazionale pari al 50%.

Il personale in servizio è anziano, l’età media è di 57 anni, demotivato e pagato meno di tutti gli altri lavoratori pubblici. Si sta mettendo a serio rischio l’apertura degli uffici giudiziari e la giustizia quale diritto costituzionalmente garantito.

La percezione della giustizia da parte dei cittadini è legata alla sua maggiore o minore efficienza e alle maggiori o minori risorse impegnate per garantire il diritto. Per rendere effettivo il diritto dei cittadini c’è bisogno di una giustizia che funzioni, a tal fine è necessario impegnare  risorse e strumenti adeguati.

I numeri di Lecce

La situazione è drammatica anche a Lecce. Qui la carenza di organico coniugata al sovrannumero di personale in qualifiche medio basse porta gli uffici prossimi al collasso. Si veda a titolo esemplificativo il Tribunale, laddove, anche alla luce degli imminenti pensionamenti, di fatto non si potranno più garantire molti servizi al cittadino. Su 218 unità previste vi sono oltre 40 posti vacanti; di questi: 35 solo tra i funzionari, poi vi sono 17 ausiliari in più rispetto alla pianta organica, che ne prevede 22, e che danno un apporto significativo alla funzionalità degli uffici. Anche se non riqualificati, svolgono mansioni superiori. Situazione diffusa praticamente in tutti gli uffici giudiziari. 

Richieste

“Abbiamo chiesto più volte al Ministro Bonafede”, affermano i tre sindacati, “di agire su due piani: un piano di assunzioni (e non quella manciata annunciata solo per rabbonire l’opinione pubblica) e la valorizzazione del personale in servizio (attraverso il rispetto degli accordi presi nel 2017). Il ministro ha fatto orecchi da mercante. Non ci stiamo: in ballo non ci sono solo i diritti sacrosanti dei lavoratori, ma la funzionalità stessa di uno dei servizi più importanti dello Stato. La maggiore efficienza della macchina della giustizia passa attraverso la valorizzazione del personale dipendente e la riorganizzazione degli uffici. Da troppi anni, nonostante le gravi carenze di organico e le scarse risorse messe a disposizione, i lavoratori della giustizia mandano avanti la macchina giudiziaria fra mille difficoltà, nonostante un salario accessorio sempre più ridotto ed erogato con grave ritardo”.