Di seguito l’intervento della Segretaria Generale della Cgil Lecce, Valentina Fragassi, pubblicato il 23 dicembre sulla prima pagina dell’edizione leccese della Gazzetta del Mezzogiorno.

“Sanità, trasporti, infrastrutture. Il dibattito che si sta sviluppando sulla Gazzetta del Mezzogiorno, circa le priorità del territorio, individua temi che sono cari alla Cgil di Lecce. Intorno a questi argomenti, insieme con Cisl e Uil, stiamo avviando vertenze provinciali e regionali per suonare la sveglia ad istituzioni e politici locali.
Siamo sull’orlo di una nuova recessione. Per riprenderci avremmo bisogno di un grande programma di investimenti in infrastrutture materiali ed immateriali, che sia tarato sui bisogni reali di imprese, cittadini e territorio. Solo così potremo creare nuovi posti di lavoro, rilanciare il welfare e sviluppare l’economia. Mentre altri paesi investono puntando alla creazione del lavoro e alla crescita di salari e pensioni, in Italia brancoliamo nel buio e agiamo all’impronta. A livello locale, poi, manca un patto per il territorio, sul quale lavoreremo da subito nel 2019 insieme con le altre organizzazioni sindacali, le associazioni di categoria e le istituzioni.
Abbiamo bisogno di credere in un progetto coinvolgente e capace di allargare le prospettive. Per tutti l’orizzonte è sempre più vicino. Un tempo la politica si lanciava in grandi piani; oggi ha il respiro corto, crede di far cassa tagliando pensioni medie e pensa solo di elezione in elezione. Anche le aziende non hanno più programmi a medio lungo termine, ma traguardano le trimestrali tagliando sul costo del lavoro. Per non dire delle famiglie, a cui è stato tolto il futuro e che vivono alla giornata.
Scarsa cultura del lavoro e compressione di diritti e salari ci hanno portato dove siamo oggi. Il disinvestimento e l’assenza di prospettiva nel mondo del lavoro hanno colpito in Italia, e nel Salento in particolare, soprattutto donne e giovani: le prime costrette ad accettare stipendi più bassi e discriminazioni, i secondi sempre più frequentemente a lasciare la propria terra per realizzarsi. L’assenza della cultura di un lavoro tutelato dal contratto è però il vero gap da colmare in questo territorio. Una cultura che manca a tutti quegli imprenditori che calpestano i diritti dei lavoratori per mantenere il proprio margine di profitto, che non applicano i contratti o fanno accordi con sindacati di comodo a spese dei dipendenti, che non investono in sicurezza e salute, che vessano il personale, che annullano i tempi di conciliazione tra lavoro e famiglia, che tagliano ore sulla carta ma le aumentano nella realtà, rifugiandosi nella “flessibilità” o nel lavoro nero e contrapponendosi alla vera ricchezza della loro azienda, ossia quei collaboratori che ne determinano fortuna o declino.
A fronte dei sempre più frequenti tagli e restrizioni a cui sono sottoposte, anche le pubbliche amministrazioni sono in affanno su questi temi. Serve una maggiore attenzione delle istituzioni alla condizione dei lavoratori che svolgono pubblici servizi pur lavorando con i privati. Un affanno ancor più evidente quando per esempio parliamo di risorse da destinare ai controlli sulla sicurezza e salute sui luoghi di lavoro o quando, nonostante le segnalazioni, certi controlli sul rispetto delle leggi non arrivano mai.
E la cultura del lavoro, ahinoi, manca anche ai lavoratori stessi. Sottoposti come sono al ricatto occupazionale, tantissimi giovani e meno giovani accettano qualsiasi condizione pur di portare a casa il pane. Ricatto che sempre più spesso si mescola a quello morale nei confronti del collega “amico” o del datore di lavoro. Stretti in questa morsa, i lavoratori loro malgrado finiscono per perpetuare questo malcostume. “Non faccio vertenza, altrimenti non lavoro più”. “Non mi iscrivo al sindacato, se no mi cacciano”: frasi che ci sentiamo ripetere proprio dai più vessati, indicative della scarsa cultura di cui parliamo.
La Cgil opera sul territorio per diffondere la cultura del lavoro e della legalità e sarà sempre e comunque dalla parte dei lavoratori, ma anche delle tante aziende che ne rispettano i diritti. L’auspicio per il prossimo anno è che le imprese oneste e serie facciano propria la battaglia su questi temi, chiedendo insieme con noi il rispetto delle regole per evitare la concorrenza sleale di cui loro stessi sono le prime vittime. In tal senso l’applicazione del nuovo modello di contrattazione territoriale e inclusiva sarà il primo banco di prova su cui misurarsi.
Chiudo questo mio intervento con la speranza che la Gazzetta del Mezzogiorno esca presto dalla crisi nel rispetto dei diritti di tutti i suoi lavoratori e senza perdere posti di lavoro. A nome della Cgil di Lecce manifesto a redattori, collaboratori, corrispondenti e poligrafici di questa testata storica la nostra piena solidarietà. Auguro loro di mantenere in questa battaglia l’imprescindibile unità tra lavoratori, unica via per salvaguardare tutti: chi si vede ora negato un diritto e chi vive da tempo nell’incertezza. Solo restando uniti potranno continuare a garantire un’informazione libera, plurale e di qualità al territorio”.

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Articolo Valentina Fragassi