Pubblichiamo di seguito integralmente l’intervento di Luca Toma e Giuseppe Maggiore, segretari generali di Fillea Cgil Lecce e Brindisi, apparso stamane sulle colonne del Nuovo Quotidiano di Puglia nel dibattito sulla difficoltà delle aziende locali di reperire manodopera qualificata.

di Luca Toma e Giuseppe Maggiore*

Il Segretario Generale della Fillea Cgil Lecce, Luca Toma

Ieri sulle pagine del Nuovo Quotidiano di Puglia è stato lanciato un grido d’allarme: il sistema produttivo salentino non riesce a trovare la manodopera necessaria per soddisfare le proprie esigenze. Un problema che non possiamo certamente sottovalutare e che richiederebbe interventi e capacità di programmazione e pianificazione trasversali e di medio-lungo periodo tali da superare la logica della stagionale emergenza.

Eppure, in questa Regione viviamo anche situazioni dal segno diametralmente opposto: lavoratori qualificati, formati, esperti e volenterosi che non trovano imprenditori capaci di mandare avanti un’attività importante per il tessuto industriale salentino.

Da quando la Minermix, società attiva nella produzione di calce e derivati con due stabilimenti ubicati a Galatina e Fasano, ha annunciato, giusto alla vigilia di Natale, la cessazione della propria attività produttiva abbiamo registrato sporadiche e, ad oggi inconsistenti, voci circa possibili nuovi acquirenti. Nulla di più.

Nonostante l’impegno annunciato dalle istituzioni, in primis dalla Regione Puglia durante gli incontri della task force, nel ricercare nuovi potenziali soggetti imprenditoriali, il destino dei 59 dipendenti e delle loro famiglie sembra privo di reali e concrete prospettive di continuità occupazionale.

Giuseppe Maggiore, Segretario Generale della Fillea Cgil Brindisi

La cassa integrazione, che siamo riusciti a strappare con un importante lavoro di mediazione sindacale, appare insufficiente a garantire un sostegno economico adeguato: il reddito netto dei lavoratori, infatti, ha subito una riduzione di quasi il 50% rispetto a quanto percepito nel corso dell’attività lavorativa.

Allo stesso tempo non ci possono bastare i percorsi di riqualificazione in cui i lavoratori sono oggi impegnati che, pur riconoscendo un’esigua integrazione ai rispettivi redditi, avranno dei reali benefici in termini di nuove opportunità di lavoro tutti da verificare. Tanto meno l’attuale assetto proprietario della Minermix sembra voler accogliere le nostre richieste sull’incentivazione all’esodo: quanto fin qui offerto è infatti inadeguato. La sensibilità dimostrata circa le esigenze manifestate dai lavoratori non è apparsa rispettosa della loro storia e del contributo offerto nel tempo.

La degenerazione del sistema economico in cui viviamo, sempre più sbilanciato verso la ricerca ossessiva del profitto, sempre più schiacciato sulle esigenze degli imprenditori, permette la cinica scelta di cessare l’attività in maniera tanto repentina ed ingiustificata lasciando per strada 59 famiglie. Siamo consapevoli che in questo scenario le istituzioni difficilmente possono andare oltre un mero ruolo di scouting e di persuasione morale su possibili trattative.

Ci auguriamo che invece prevalgano reali e generosi interessi nei confronti di un’importante realtà industriale tali da impedire un ulteriore e definitivo impoverimento del territorio. Ecco perché, per non rassegnarsi ad un ineluttabile destino, occorre mantenere alta l’attenzione.

 

*segretari generali Fillea Cgil Lecce e Brindisi