Lecce, 29 ottobre 2025 – Ancora una tragedia sul posto di lavoro. Limos Allushaj, operaio albanese di 67 anni, è rimasto folgorato mentre lavorava alla realizzazione di un muretto a secco per conto di una ditta edile locale. L’incidente è avvenuto questa mattina nella periferia leccese, vicino via Vecchia Frigole. La magistratura, lo Spesal e le forze dell’ordine hanno ora il compito di accertare la dinamica dell’incidente. “Cgil Lecce e Fillea Lecce esprimono il più profondo cordoglio e la propria vicinanza alla famiglia, ai colleghi ed agli amici di Limos Allushaj”, dicono Tommaso Moscara e Luca Toma, segretari generali provinciali di Cgil e Fillea. Suona quasi come una beffa che la tragedia odierna arrivi dopo l’annuncio del dl Sicurezza da parte del governo. “Un provvedimento dal quale non ci aspettiamo certo che possa impedire le morti sul lavoro, ma i cui contenuti lasciano seri dubbi sulla reale efficacia in termini di innalzamento di sicurezza sui cantieri”.
È il sesto incidente mortale registrato in provincia di Lecce nel settore dell’edilizia da ottobre 2024. Una serie nera cominciata alla fine dello scorso anno con tre drammi nei cantieri: le morti di Maurizio Misciali, 47enne di Collemeto, Silvio Perrone, 71enne di Nardò, e Antonio Greco, leccese di 72 anni. Il primo schiacciato da un camion in manovra durante l’allestimento del cantiere (24 ottobre); il secondo caduto dal primo piano mentre prendeva delle misure in un condominio quasi ultimato nel centro di Lecce (5 novembre); il terzo precipitato da un terrazzo per il cedimento di un parapetto (23 novembre). Nel 2025, l’11 giugno la corda che tiene sospeso Iulian Razvan Gurau, operaio romeno di 25 anni impegnato in un intervento di edilizia acrobatica a Lecce, si recide: la caduta non lascia scampo al giovane, che lascia la moglie incinta. Infine il penultimo dramma, lo scorso 4 ottobre: il solaio cede improvvisamente e Antonio Marsano, 58 anni di Matino, cade nella vasca di raccolta delle acque reflue durante i lavori commissionati dal Comune di Corsano.
“Non sono solo numeri, ma drammi che segnano per sempre, padri che non tornano dai figli, mariti che non rivedranno la moglie e purtroppo sempre più spesso nonni che lasciano troppo presto i propri nipoti”, dicono i due sindacalisti. “Sono vite che si spezzano spesso nell’inefficacia delle azioni della politica, messe in campo sull’onda emotiva dei fatti ma senza un ragionamento complessivo su ciò che effettivamente serve. E secondo noi è il momento di un intervento organico in materia di qualificazione d’impresa che metta al centro storia, competenza, mezzi e rispetto dei diritti dei lavoratori. Altrimenti proseguiremo nella liturgia dei cordogli e nel freddo aggiornamento delle statistiche, che fanno male a chi a quei numeri dà un nome, un volto, una storia, una famiglia”.










