Lecce, 25 settembre 2025 – Torna la Notte Europea dei Ricercatori, ma restano le condizioni di fragilità che caratterizzano il lavoro all’interno dei laboratori. Il gruppo Precari Uniti 2.0, col sostegno della Flc Cgil Lecce, prosegue la protesta per sensibilizzare l’opinione pubblica sul valore strategico della ricerca per il Paese, condotta però in Italia da ricercatori che non hanno la possibilità di programmare la propria vita personale e professionale. Il precariato è una piaga diffusa nel settore. Basti pensare all’esempio di Lecce, dove nel Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) lavorano 290 ricercatori: oltre un terzo (96 per l’esattezza) del personale lavora con un contratto a scadenza mensile o annuale.
La Notte dei Ricercatori. L’evento di domani è ormai consolidato. Ogni anno accende le piazze di tutta Europa con la magia della scienza. Domani bambini, ragazzi e adulti avranno l’occasione per avvicinarsi al mondo della ricerca, scoprendo da vicino ciò che quotidianamente – e troppo spesso in silenzio – viene portato avanti nei laboratori. Esperimenti coinvolgenti e attività interattive catturano l’attenzione dei più piccoli, che restano incantati davanti alle meraviglie della scienza, mentre i più grandi si lasciano sorprendere e incuriosire da un sapere che troppo raramente esce dagli ambienti accademici. Dietro questo entusiasmo, tuttavia, si nasconde una realtà molto meno luminosa: in Italia, la ricerca pubblica è da anni segnata da un precariato strutturale che mette a rischio il futuro di migliaia di ricercatori. Gli scienziati degli enti pubblici di ricerca, come il CNR, sono spesso costretti a lavorare con contratti a termine, senza prospettive stabili.
Precari Uniti 2.0. A Lecce, i ricercatori precari del CNR, aderenti al gruppo nazionale dei Precari Uniti 2.0, e con l’appoggio e il sostegno nazionale e territoriale della FLC CGIL, da oltre un anno portano avanti un’intensa opera di sensibilizzazione per far comprendere alla comunità e alla politica il valore strategico della ricerca. Anche durante la Notte dei Ricercatori saranno presenti con il loro stand, per raccontare non solo la bellezza della scienza, ma anche le difficoltà quotidiane che vivono coloro che la rendono possibile. Un primo segnale positivo è arrivato lo scorso dicembre, quando, grazie alla mobilitazione del sindacato e dei ricercatori precari, i deputati parlamentari di opposizione hanno fatto approvare un emendamento alla Legge di Bilancio che ha destinato circa 30 milioni di euro al CNR per avviare le stabilizzazioni del personale precario, applicando la Legge Madia. L’Ente si appresta ora a pubblicare la manifestazione di interesse, primo passo verso i contratti a tempo indeterminato.
Risorse insufficienti. Il nodo cruciale, però, resta nelle cifre: lo stanziamento consentirà la stabilizzazione di appena 170–180 ricercatori in tutta Italia, un numero irrisorio rispetto alle migliaia che da anni sostengono la missione del CNR con competenza e sacrificio. Molti di loro hanno già visto scadere il proprio contratto “come un cartone di latte”, senza alcuna possibilità di rinnovo per mancanza di fondi. Altri rischiano la stessa sorte nei prossimi mesi. Per questo, i ricercatori chiedono ora con forza al governo che nella nuova Legge di Bilancio – attualmente in discussione – vengano stanziate ulteriori risorse. La richiesta è semplice: garantire la continuità della carriera a donne e uomini che hanno investito anni della propria vita nella ricerca, evitando che il Paese perda competenze insostituibili. Privare la scienza italiana di queste professionalità significherebbe non solo infliggere uno schiaffo alla dignità di chi lavora, ma anche condannare il Paese a una pericolosa emorragia di talenti.









