Tagli a Pnrr e formazione: l’insicurezza sul lavoro

Il Segretario generale della Fillea Cgil Lecce, Luca Toma

L’intervento pubblicato oggi sul Nuovo Quotidiano di Puglia a firma del segretario generale della Fillea Cgil Lecce, Luca Toma.

“Un altro giovane operaio caduto da una impalcatura. È accaduto lunedì nel nostro territorio, a Vignacastrisi, ma sarebbe potuto accadere in una qualunque altra località di un Paese in cui nel solo 2022 si sono registrati poco meno di 700.000 infortuni sul lavoro, di cui 1.090 mortali.

Mancato rispetto delle norme di prevenzione, sottovalutazione dei rischi, frammentazione dei cicli produttivi a cominciare dall’eccessivo ricorso al subappalto. E intensificazione dei ritmi produttivi: non a caso, specie in edilizia, una grande percentuale di infortuni si colloca nelle ultime ore di lavoro, quando le maestranze sono costrette a prestare straordinario per rispettare i sempre più stretti tempi di consegna o per irrobustire le sempre più misere buste paga. Sono tante le ragioni che determinano un infortunio, davanti a cui sempre più spesso l’indignazione lascia presto posto all’indifferenza.

La stessa indignazione che abbiamo provato davanti alla notizia della strage di Brandizzo: la morte di 5 lavoratori schiacciati da assurde logiche che antepongono la ricerca ossessiva del profitto e l’accelerazione sfrenata dei ritmi di lavoro alla salvaguardia della vita umana.

Si, una strage, “una uccisione violenta di un gran numero di persone” davanti alla quale occorre una ferma e convinta consapevolezza della necessità di un nuovo approccio, di un cambio di mentalità che riporti il lavoro ed il rispetto verso chi presta attività lavorativa al centro dell’iniziativa politica. Partendo dalla certezza che non vi può essere sicurezza senza adeguata formazione.

Tutto il contrario dell’approccio ideologico e pericoloso che sembrano portare avanti il governo Meloni e la sua ministra del Lavoro. Già in passato avevamo avuto il sentore di una distanza, quando si metteva in discussione una delle conquiste di cui il settore edile deve andare più orgoglioso per la sua capacità di far emergere lavoro nero e quindi di portare condizioni di legalità e maggiore sicurezza: il Durc di congruità, definito invece dalla ministra Calderone pochi giorni prima della sua nomina «una procedura complessa, che comporta il rischio del blocco delle attività dei cantieri, oltre ad un aumento dei costi e dei tempi di lavoro per le imprese interessate».

Cambiato il vestito, non cambia la sensazione di distanza: con una bozza di provvedimento anticipata in questi giorni, il Ministero del Lavoro infatti sembra da un lato voler ridurre il numero di ore destinato alla formazione obbligatoria, in particolare per i settori ad alto rischio, dall’altro rende più lasche le procedure per l’accreditamento degli enti erogatori.

Per fare un esempio, oggi nessun operaio può mettere piede in un cantiere edile senza aver ricevuto almeno 16 ore di formazione obbligatoria e specifica per la sicurezza. Secondo la bozza di provvedimento, invece, le ore di formazione verrebbero ridotte a 10, di cui 4 ore base e soltanto 6 specifiche senza alcuna differenziazione rispetto al grado di rischio del settore.

Una scelta che va nella direzione opposta rispetto alle necessità, oltre che rispetto agli sforzi che le parti sociali del settore edile, con il suo sistema bilaterale in primis, cercano di mettere in campo per migliorare le condizioni di lavoro e qualificare le imprese spingendole verso una competizione di qualità, non basata su una mera riduzione dei costi.

Una scelta che fa il paio con la scarsa attenzione mostrata verso il tema della manutenzione e della sicurezza dei territori, se è vero come è vero che la rimodulazione dei progetti legati ai fondi del Pnrr cancella oltre 1.500 interventi in Puglia, di cui oltre 500 in provincia di Lecce per oltre 170 milioni di euro, gran parte dei quali destinati a progetti di rigenerazione urbana, come nel caso degli interventi di riqualificazione ecologica della circonvallazione di Lecce a sostegno anche della mobilità sostenibile e aumento di zone verdi.

Temi che impattano direttamente sulle condizioni di lavoro e sulla qualità della vita dei tanti lavoratori e delle tante lavoratrici che rappresentiamo e che in queste settimane stiamo incontrando ed ascoltando nelle assemblee di preparazione della manifestazione del 7 ottobre a Roma. Saremo in piazza, insieme alle altre categorie della Cgil oltre che con una vasta convergenza di altre associazioni, per indicare una direzione alternativa, una via maestra fatta di rinnovata attenzione al Lavoro, di rispetto di chi lavora, di presa in carico di chi fatica a trovare un’occupazione, di piena sicurezza sul lavoro”.