Di seguito il testo inviato ai sindaci salentini ed ai presidenti dei vari consigli comunali, a firma delle segretarie generali provinciali di Cgil e Spi Cgil, Valentina Fragassi e Fernanda Cosi.
Le sindacaliste hanno invitato le amministrazioni a partecipare alla manifestazione del 31 marzo a Bari con una propria delegazione. Ma soprattutto hanno chiesto a sindaco e presidente del Consiglio di produrre un atto amministrativo, deliberazione di Giunta o del Consiglio, per fissare la propria preoccupazione in ordine alle conseguenze che potrebbe avere il ddl Calderoli per l’autonomia differenziata sui sistemi sanitari regionale e nazionale.
Prot. n. 90/2023/SG
Lecce, 24 marzo 2023
Nota trasmessa a mezzo PEC
Ai Comuni della provincia di Lecce
LORO SEDI
c.a.
sig./sig.ra Sindaco/a
Presidente del Consiglio comunale
Oggetto: invito alla manifestazione del 31 marzo, richiesta di inserire nell’odg di Giunta e Consiglio comunale una discussione con relativo atto di indirizzo o deliberazione sul federalismo regionale differenziato
Signor Sindaco, signor Presidente del Consiglio comunale,
la Cgil Puglia e lo Spi Cgil Puglia hanno organizzato per sabato 31 marzo p.v. una manifestazione regionale in piazza Prefettura a Bari, a partire dalle 9.30, a tutela del Sistema Sanitario Nazionale universale. Il titolo dell’iniziativa, alla quale parteciperà anche il segretario generale nazionale del Sindacato Pensionati Italiani, Ivan Pedretti, dice tutto: “Sanità, dopo il Covid l’autonomia differenziata”. Ed a corredo si è scelto uno slogan al quanto evocativo: da “nulla sarà più come prima” a “peggio di prima”. Il 31 marzo è una data simbolica: nel 2020 fu scelta come giornata di lutto nazionale per ricordare le vittime del Covid. In Puglia ne abbiamo contate 9mila, nella maggior parte dei casi si trattò di anziani e persone fragili, dal punto di vista della salute, dal punto di vista anagrafico e dal punto di vista sociale. Abbiamo scelto di commemorarle rivendicando maggiori investimenti sulla sanità pubblica, che rimane l’unica forma di tutela della salute delle persone più fragili.
Vi scriviamo questa lettera per invitarvi a partecipare con una Vostra delegazione, perché siamo certe che anche Voi, come tutte le cittadine e tutti i cittadini salentini, pugliesi e meridionali, siate fortemente preoccupati per la tenuta del sistema sanitario nazionale, anche alla luce della discussione in atto sul disegno di legge Calderoli per l’autonomia differenziata. Un provvedimento che, così come è formulato, rischia di indebolire ulteriormente la capacità della Repubblica di garantire il diritto costituzionale alla salute per tutti. Il ddl rischia di cristallizzare i divari esistenti, non solo sull’offerta ospedaliera ma anche in altri settori.
Ci sono alcuni vulnus irrisolti intorno al testo licenziato dal Consiglio dei ministri: la modalità inaccettabile di definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni (i cosiddetti Lep), già delineata dalla Legge di Bilancio 2023, il criterio della spesa storica e l’assenza di risorse aggiuntive per garantirli, l’iter poco partecipativo, che finora si è limitato a coinvolgere solo le Regioni interessate e solo marginalmente gli enti locali e l’Associazione nazionale dei comuni italiani in particolare.
La definizione dei Lep, attesa da oltre venti anni, nelle intenzioni del Legislatore dovrebbe rappresentare un’opportunità ed una garanzia per i cittadini, perché dovrebbe allargare il perimetro dei diritti esigibili in modo uniforme in tutto il Paese. Prima di parlare di autonomia differenziata, bisognerebbe infatti definire con legge i Lep, solo dopo immaginare un decentramento maggiore con relativo stanziamento di risorse economiche. Le disposizioni della legge di Bilancio, invece, prevedono che sarà compito di una Cabina di Regìa (quindi non del Parlamento) fare una ricognizione del quadro normativo e della spesa storica sostenuta dallo Stato in ogni singola Regione nell’ultimo triennio. Successivamente si definiranno, con Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri (Dpcm) Lep, costi e fabbisogni standard (nessuna ricognizione preventiva è prevista sui bisogni essenziali e insoddisfatti).
Lo Stato dunque rinuncia a definire la propria politica sui diritti civili e sociali da garantire in egual maniera sul territorio nazionale, sottoponendo la propria azione ai vincoli di bilancio. La Corte Costituzionale (e poi anche la Corte dei Conti), però, ha già precisato come, prima di comporre un bilancio pubblico, sia necessario individuare preliminarmente gli interventi di attuazione dei diritti.
Anche lo specifico iter di attuazione dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione, delineato dal ddl Calderoli si premura di blindare la discussione tra Governo e Regioni interessate, svuotando di fatto il potere del Parlamento al quale non resta altro che ratificare scelte prese altrove. Affida le briciole della discussione alle altre autonomie locali, non coinvolge in alcun modo parti sociali, associazioni di cittadini e di pazienti, ordini professionali.
Per la Cgil è necessario promuovere una effettiva definizione e determinazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni, che non possono essere individuati partendo dal presupposto che vanno mantenute ferme le risorse stanziate fin qui. Perché si riesce a colmare un divario tra zone ricche e zone povere solo se si investe di più nelle zone povere. I Lep sono uno strumento che deve superare le disuguaglianze, non aumentarle: per evitare questo rischio, serve un serio investimento aggiuntivo di fondi nel sistema pubblico, in modo da garantire a tutti i cittadini l’esigibilità dei diritti fondamentali, a partire da quelli alla salute, all’istruzione, all’assistenza, al lavoro e alla mobilità. Tutte materie su cui l’autonomia differenziata rischia di aumentare il divario.
L’autonomia differenziata dunque, così come ipotizzata, comporta in ogni caso la sottrazione di ingenti risorse alla collettività nazionale e la disarticolazione di servizi e infrastrutture logistiche (come i trasporti, la distribuzione dell’energia, la sanità o l’istruzione), che per il loro ruolo nel funzionamento del Paese dovrebbero avere una struttura unitaria e a dimensione nazionale. La sottrazione del gettito fiscale alla redistribuzione su tutti i territori, tra l’altro, viola il principio di solidarietà economica e sociale previsto dalla Costituzione, andando ad aumentare le disuguaglianze tra Nord e Sud.
Per questi motivi i cittadini e gli enti che li rappresentano hanno a nostro avviso l’obbligo morale, oggi, di reclamare a gran voce l’applicazione dei principi fondamentali della Costituzione e la salvaguardia di valori come universalità, eguaglianza, unitarietà, sussidiarietà e coesione sociale che sono il cardine intorno al quale ruota la comunità nazionale.
Per tali ragioni Vi chiediamo di mettere all’ordine del giorno della Giunta Comunale e del Consiglio Comunale una discussione, con relativa delibera o atto di indirizzo politico che attesti la preoccupazione della Vostra amministrazione, su un tema così delicato come il ddl contenente le disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata nelle Regioni a statuto ordinario.
Nel salutarVi e nel rinnovarVi l’invito a partecipare alla manifestazione di Bari, ci auguriamo che vogliate raccogliere la nostra richiesta, che offre a Voi e, tramite i consiglieri eletti, anche a tutta la cittadinanza l’opportunità di alimentare un dibattito democratico che parta dal basso, da tutte le assisi che rappresentano gli elettori. Un dibattito che fin qui si è preferito bypassare e silenziare.
Cordialità
La Segretaria della Cgil Lecce, Valentina Fragassi
La Segretaria generale dello Spi-Cgil Lecce, Fernanda Cosi