Lecce, 9 settembre 2020 – “Il conferimento della cittadinanza onoraria a Yvan Sagnet è il giusto tributo della città di Lecce al valore della lotta sociale e civile per l’affermazione del lavoro e dei diritti dell’uomo. Ma della giornata di ieri, purtroppo, resterà anche il preoccupante gesto della minoranza che ha deciso di abbandonare l’aula”. A dichiararlo è Valentina Fragassi, segretario generale della Cgil Lecce.

La lotta del 2011 e la legge contro il caporalato

Da sinistra, il Segretario generale della Cgil Puglia, Giuseppe Gesmundo, e il Segretario generale della Cgil Lecce, Valentina Fragassi

“La Flai Cgil e la Cgil di Lecce diedero subito tutto il sostegno possibile ai braccianti di Boncuri che nel 2011 decisero di dire basta a soprusi, condizioni di vita non dignitose, sfruttamento e riduzione in schiavitù. Da allora molto è cambiato nelle campagne di Nardò, grazie all’impegno di sindacati, parti datoriali e delle istituzioni, in primis Prefettura, Regione e Comune di Nardò. Proprio da quelle lotte sostenute dalla Cgil si avviò un circolo virtuoso che portò alla legge 199 del 2016 ed all’introduzione del reato di sfruttamento del lavoro, con l’attivazione della Rete del lavoro agricolo di qualità: un punto di inizio, non d’arrivo, sul quale ancora molto è da fare e sul quale si registra mancanza di volontà di alcuni imprenditori e di una parte politica”.

Fuga da Palazzo Carafa
“A Lecce lo schieramento di centrodestra in seno al Consiglio Comunale ha manifestato a pieno la propria posizione in merito, decidendo di abbandonare l’aula quando si è dovuto votare la cittadinanza onoraria al simbolo della lotta al caporalato, Yvan Sagnet, che è stato a lungo sindacalista della Cgil. È assurdo nel 2020 dover ricordare ad esponenti politici di qualsiasi colore e schieramento che i valori del lavoro e dei diritti umani, calpestati per tanto tempo ed in alcune situazioni ancora oggi nelle campagne salentine, sono alla base della Costituzione sulla quale hanno giurato. Da che parte stanno i consiglieri di minoranza del Comune di Lecce: stanno con chi calpesta quei valori o con gli sfruttati?”.

Perché abbandonare l’aula?
“Non si può del resto propendere per altre ragioni. Assurdo per esempio pensare che sarebbero rimasti in aula se a fare da contraltare a questo conferimento ci fosse stata ad esempio l’intitolazione di una via ad un caporale o ad un imprenditore senza scrupoli. Una politica del bilancino che tende a mescolare vergognosamente vittime e colpevoli e che fece purtroppo breccia a gennaio in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria alla senatrice a vita Liliana Segre”.

Mossa elettorale
“La coincidenza elettorale rimanda piuttosto ad una spiegazione di più bassa lega. Quella fuga da Palazzo Carafa è sembrata purtroppo un messaggio all’elettorato che loro stessi hanno contribuito ad impaurire in questi anni. In vista della scadenza del 20 e 21 settembre, uscire dall’aula deve essere sembrato più “coerente” con la propaganda xenofoba che i partiti più rappresentativi del centrodestra conducono da anni sui migranti. Per “coerenza” avrebbero fatto meglio a votare contro, come già fecero in Commissione Statuto. Abbandonare l’aula non li risparmia dalle proprie responsabilità, specie in un momento particolare come questo, in cui in Italia ci stiamo domandando cosa stia succedendo, cosa ci stia portando ad odiare così tanto al punto da massacrare di botte un ragazzo di origine capoverdiana, cosa ci sia dietro all’emersione del culto della violenza.
Siamo preoccupati da un fatto di più ampia portata, che il “piccolo” gesto del centrodestra leccese rappresenta: la totale mancanza di condivisione del patrimonio comune di valori su cui si fonda la Repubblica Italiana. E siamo anche molto preoccupati da una deriva che prende le mosse dallo sdoganamento politico e culturale di certi fenomeni fino a pochi anni fa considerati marginali”.

Valentina Fragassi, segretario generale Cgil Lecce