Bari, 24 gennaio 2019 – Maurizio Landini è il nuovo Segretario Generale della Cgil. L’Assemblea Generale del Quadrato Rosso lo ha eletto pochi minuti fa, durante il XVIII Congresso Nazionale che si sta celebrando a Bari in questi giorni e che terminerà domani mattina (con il saluto del Segretario Generale uscente, Susanna Camusso, e a seguire la relazione del nuovo Segretario Generale). Landini ha ottenuto 267 voti favorevoli (il 92,7% degli aventi diritto al voto). Domani pomeriggio alle 15.30 è in programma il primo impegno pubblico del nuovo Segretario Generale, che farà visita al Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Bari Palese.

“Il risultato parla da solo. Ringrazio tutti. Abbiamo dato prova di unità e democrazia”, ha detto appena è stato eletto. Subito dopo è sceso irritualmente dal palco per abbracciare il suo predecessore, Susanna Camusso, portandola con sé verso il podio: “La ringrazio. Ha dato tante lezioni Sarei ipocrita nascondere le discussioni avute in questi anni. Mi ha insegnato ad avere cura degli altri, ha dimostrato grande capacità di ascolto e di autonomia. Ci ha insegnato che fare il sindacato vuol dire essere autonomi e guardare all’interesse delle persone che rappresentiamo”. Subito dopo, Landini ha proposto la composizione della nuova Segreteria. Nel nuovo organismo dirigente ci sono: Vincenzo Colla e Gianna Fracassi (per entrambi il Segretario Generale proporrà una delibera per la nomina a vicesegretari), Nino Baseotto, Rossana Dettori, Ivana Galli, Roberto Ghiselli, Giuseppe Massafra, Emilio Miceli, Tania Scacchetti.

Prima del voto, Landini ha tenuto la relazione programmatica davanti alla neoeletta Assemblea Generale. “Se attraverso il voto segreto mi darete la vostra fiducia, questo significa un vincolo e un mandato preciso: guidare una Cgil unitaria e dare continuità a quello che abbiamo fatto in questi anni”, ha detto. “La Cgil o è una o non è, o è plurale o non è. La Cgil deve essere collettiva. Se qui qualcuno si sente landiniano, colliano, camussiano sappia che sono sintomi di una malattia che va curata subito. Il congresso si è chiuso in modo unitario, non solo qui, ma in tutte le camere del lavoro, le categorie e le regioni”.

“Dobbiamo cambiare le scelte sbagliate che sta facendo questo governo”, ha detto Landini ricordando il prossimo appuntamento, già fissato da Cgil, Cisl e Uil, con la manifestazione nazionale del 9 febbraio a Roma. “Dobbiamo riempire la piazza, dobbiamo dare voce e parola al lavoro”. La manovra “è miope e recessiva, e non assume la stabilità e la qualità del lavoro quale bussola del cambiamento economico e sociale. Questa è una società che mercifica e sfrutta le persone, dobbiamo combatterla qui e ora. Tutti quelli che lavorano abbiano gli stessi diritti”.

La conferenza stampa
Subito dopo la proclamazione il nuovo Segretario Generale ha tenuto una conferenza stampa: “Susanna Camusso ha fatto un lavoro eccezionale in anni di crisi e provvedimenti legislativi che hanno fiaccato il sistema di tutele del lavoro, anni in cui abbiamo dovuto chiedere di non applicare la legge per tutelare i lavoratori. E poi la Segretaria Generale ha dato un contributo importante nella battaglia per l’affermazione della parità di genere. Abbiamo ancora bisogno dell’apporto di Susanna Camusso per accrescere il nostro prestigio in Italia e all’estero”.

“Abbiamo bisogno di dare risposte ai lavoratori, ai giovani affinché si realizzino nella loro vita. Bisogna rimettere al centro della discussione il lavoro. Il 9 febbraio scendiamo in piazza per rompere con la logica dell’austerità, per rimettere al centro la Carta dei Diritti Universali dei Lavoratori: i lavoratori devono avere diritti uguali per tutti. Il problema non sono le tasse o far pagare di meno i lavoratori autonomi: il tema centrale sono i diritti. Basta precariato, basta guerra tra le persone e basta guerra tra i più poveri. Oggi se c’è rabbia e sfiducia è perché le persone sono sole e sfiduciate. E’ necessario avviare una nuova stagione di unità sindacale, per ricostruire una unità sociale del mondo del lavoro, specie sui luoghi di lavoro. Serve una legge sulla rappresentanza. Il governo sbaglia a non confrontarsi con il sindacato. Se vuol garantire la democrazia bisogna mettere le persone in condizione di essere libere di iscriversi al sindacato e smetterla con la logica degli accordi separati. La manifestazione è un modo per dire che noi siamo per l’applicazione dei principi costituzionali. Il Sud va rimesso al centro dell’agenda politica: il governo, col quale abbiamo avuto un solo incontro, ricordi che l’Italia è al Sud dell’Europa. Sarà strategica la contrattazione inclusiva: non ha più senso avere contratti diversi sulla stessa filiera produttiva. Nell’accordo firmato con altri sindacati e associazioni datoriali abbiamo segnato la strada verso la riduzione dei contratti nazionali. Salario minimo orario? Non si mettano in discussione i parametri minimi previsti dai contratti nazionali di lavoro. La riduzione dell’orario di lavoro è una prospettiva sulla quale lavorare, ma non basta. Serve anche il diritto alla formazione. Tutti i lavoratori di qualsiasi livello, nel normale orario del lavoro devono poter formarsi. La chiusura dei porti è insopportabile e inaccettabile: per noi vengono prima le persone, non il loro colore della pelle. La manifestazione del 9 febbraio, per quel che ci riguarda, ha anche al centro la realizzazione e la difesa dei principi della nostra Costituzione. Invito il Ministro dell’Interno, eletto in Calabria, a tornare nel suo collegio elettorale, nella tendopoli: verifichi il livello dello schiavismo pure del Duemila. Noi difendiamo le persone e combattiamo il caporalato. Invito tutte le persone che hanno a cuore la difesa della Costituzione a scendere in piazza con noi. Bonus/Malus sull’auto elettrica: è un provvedimento fatto male, non vedo una politica industriale nuova, un’idea di paese e di futuro. In Italia un problema di investimenti pubblici e privati, un problema della classe imprenditoriale: tra jobs act e reddito di cittadinanza, la cui logica non è molto diversa dal jobs act, sono stati trasferiti 20miliardi di euro alle aziende, ma solo il 20-30% sono stati reinvestiti. Il resto delle risorse dove sono finite? La critica della Cgil al governo non è basata sul pregiudizio. Intanto non siamo ancora di fronte ad una modifica del jobs act. Non stanno discutendo la riforma dello Statuto dei Lavoratori, né stanno reintroducendo l’articolo 18. Il problema della povertà c’è, ma non è intervenendo solo sui centri per l’impiego che si crea occupazione. Reddito di cittadinanza?  Sarebbe stato meglio rendere universali i diritti dei lavoratori e l’accesso agli ammortizzatori sociali. Combattere la povertà non è problema di lavoro: si può avere reddito ed essere poveri; è un problema di servizi e diritti. Stiamo giudicando il governo su quel che concretamente fa e sul fatto che non c’è alcun tipo di confronto con le organizzazioni sindacali, neppure su una piattaforma già presentata”.