Lecce, 29 maggio 2021 – Destano non poche preoccupazioni le problematiche che ruotano attorno alla Supermonte. A rischio la tenuta dello stabilimento e dei livelli occupazionali (circa 60 dipendenti) della società di Leverano (Lecce). In questi giorni è in atto un serrato confronto tra l’azienda produttrice di contenitori in acciaio inossidabile, Confindustria ed i sindacati.

A destra Mariano Carboni imbraccia la bandiera della Fiom. Al centro la Segretaria Generale della Cgil Lecce, Valentina Fragassi. Alle sue spalle Tommaso Moscara e Andrea Schirinzi (entrambi della Slc)

Durante la vertenza, la direzione aziendale ha più volte dichiarato di voler presentare il Piano Industriale. Eppure finora ha riportato solo un lungo elenco di ostacoli: di essere nella condizione di poter finanziare il Piano solo al di fuori dei canali del credito tradizionale; di avere problemi sul versante della liquidità; di fare fatica a reperire la materia prima, che ha registrato un notevole aumento del prezzo; di aver ricevuto la revoca di alcune commesse; di non essere nella condizione di reggere i costi; di voler rivedere alcune condizioni minime previste dal contratto nazionale di lavoro.

La Fiom ha ascoltato, fatto proposte, dato suggerimenti, chiesto impegni formali a favore dei dipendenti, rendendosi sempre disponibile al confronto, come dichiarato in assemblea a tutti i lavoratori. Per provare a costruire un accordo di transizione è necessario però che si verifichino alcune condizioni:

  1. Illustrare ufficialmente e prima possibile le linee guida del piano industriale con l’evidenza degli interventi di assestamento e di riconversione del processo produttivo. Ed ovviamente dell’eventuale ricaduta occupazionale;
  2. specificare i tempi di presentazione del piano industriale dettagliato, il valore dell’investimento, eventuali partnership e fonti di finanziamento;
  3. completare la verifica presso l’Inps per accertare la decadenza dalla cassa integrazione ordinaria ed indicare la data di pagamento delle due settimane di febbraio che devono essere ancora corrisposte a tutti i dipendenti della Supermonte;
  4. confermare il pagamento del Trattamento di fine rapporto (Tfr) spettante ai lavoratori, per effetto della firma del vecchio verbale di conciliazione;
  5. correggere gli errori sugli assegni per il nucleo familiare e completare il pagamento, indicando una scadenza precisa;
  6. costruire un accordo complessivo, da monitorare costantemente, che sia rispettoso degli impegni assunti e del Contratto nazionale.

Su questi temi e su queste basi, siamo disponibili ad un ulteriore confronto, preliminare, con le altre organizzazioni presenti in azienda.

La Fiom ritiene che la stessa Federmeccanica provinciale debba avere a cuore la salvaguardia delle condizioni minime del Contratto nazionale appena sottoscritto, anche per evitare di creare sacche di dumping territoriale difficilmente governabili che penalizzerebbero le tante aziende che operano nel rispetto delle norme.

La storia infatti ha insegnato che non si può pensare di reggere la competizione nazionale ed internazionale avendo la pretesa di abbassare lo stipendio dei lavoratori. Se fosse così, dovremmo firmare accordi per ridurre le retribuzioni senza soluzione di continuità, trasformando il lavoro in nuova schiavitù. Tra l’altro, i dipendenti della Supermonte, diventati per un breve periodo Superinox, hanno già firmato verbali di conciliazione tombali, con rinunce pesanti, e subìto l’abbassamento dello stipendio. Ora si ritrovano senza piano industriale, senza investimenti e di nuovo in alto mare.

Mariano Carboni, Fiom Cgil Nazionale/Lecce