Circa 300 posti di lavoro per ogni anno di cantiere direttamente connessi alla realizzazione dell’opera. Oltre 10 milioni di euro di massa salari. Senza tener conto dell’indotto o del possibile impatto sull’aumento dei consumi nell’area interessata, stimati in 9,4 milioni di euro. Ecco le stime sui possibili effetti occupazionali che la cantierizzazione della Strada Statale 275 produrrebbe. Una boccata di ossigeno importante per un territorio ancora oggi privo di un’infrastruttura strategica, ma anche per i tanti lavoratori edili delle imprese coinvolte nelle fasi di aggiudicazione (poi revocate), alcuni dei quali ancora al di fuori del mercato del lavoro. Centinaia di persone che potrebbero trovare occasioni di reimpiego nell’avvio dell’opera, così come nello sblocco delle tante opere ancora colpevolmente ferme.

Sono purtroppo i lavoratori i protagonisti spesso dimenticati della vicenda 275, un compendio paradigmatico di ritardi, inadeguatezza della politica, farraginosità della macchina amministrativa: tutti fattori che hanno contribuito a dilatarne i tempi di realizzazione, sino allo stallo che rischia di paventarsi ancora oggi. Per scongiurare tale rischio, riteniamo utile l’indicazione di un commissario che permetta un rapido avvio dei lavori e sovraintenda i passaggi ancora necessari a tale scopo. Una strada, quella del commissario, che va vista come un possibile aiuto per tenere lontani “appetiti famelici” o peggio “illegali” che potrebbero scatenarsi intorno alla realizzazione dell’opera. Riscrivere con parole e comportamenti nuovi l’approccio alla realizzazione della 275 ci permetterebbe anche di restituire piena dignità ad un territorio che, intorno a tale opera, ha conosciuto interessi vergognosi.

Le confederazioni Cgil, Cisl e Uil e i sindacati della categoria degli edili Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Filca-Cisl da tempo richiamano un’assunzione forte di responsabilità da parte del mondo politico e dei suoi organi tecnici. Se infatti sono innegabili i “costi del non fare”, altrettanto evidenti rischiano di essere “i costi del fare male”. È con questo spirito che come sindacati abbiamo accolto l’invito delle organizzazioni datoriali di fare fronte comune, per richiedere un rinnovato impegno e garantire al Salento un’arteria stradale fondamentale. Solo un avvio celere dei lavori può dare risposte concrete ai lavoratori edili ed ai cittadini che hanno il diritto di percorrere quella strada in sicurezza.

Ci aspettiamo uno scatto d’orgoglio da questa terra: sinergia, senso di responsabilità, capacità di superare logiche competitive che spesso negano occasioni di sviluppo. Consideriamo quindi la giornata del 10 giugno, un primo passo per rafforzare una giusta collaborazione tra soggetti diversi che, pur nel rispetto delle specifiche prerogative, vogliono dare un contributo positivo e propositivo.

Valentina Fragassi (Cgil Lecce)
Antonio Nicolì (Cisl Lecce)
Salvatore Giannetto (Uil Lecce)

Simona Cancelli (Fillea-Cgil Lecce)
Paola Esposito (Feneal-Uil Lecce)
Donato Congedo (Filca-Cisl Lecce)