Lecce, 16 febbraio 2019 – Un corteo di centinaia di persone ha percorso stamattina il centro storico di Lecce per ribadire ancora una volta il dissenso verso il Decreto Salvini. Un provvedimento che produce insicurezza e che slega la comunità in nome di un isolazionismo antistorico. Un impegno ancor più importante nel giorno dell’assurda tragedia di San Ferdinando, l’ennesima (è il terzo rogo in poco più di due mesi). Al corteo, tra gli altri, hanno partecipato la Segretaria Generale della Cgil Lecce, Valentina Fragassi, la Segretaria Generale della Fiom Cgil Lecce, Annarita Morea, il Segretario Generale della Flc-Cgil Lecce, Giuseppe Taccarelli, il Segretario Generale dello Spi-Cgil Lecce, Ninì De Prezzo, la coordinatrice provinciale del Nidil, Sabina Tondo.
La Cgil di Lecce ha immediatamente aderito all’appello lanciato qualche settimana fa dall’Arci di Lecce. Ecco l’intervento di Fiorella Fischetti, Segretaria Generale della Fp Cgil Lecce, che ha parlato in piazza Sant’Oronzo al termine del corteo:

“Dopo l’entrata in vigore del decreto sicurezza, centinaia di persone arrivate in Italia hanno dovuto lasciare i Cara e sono state colpite dalle conseguenze di una legge che si sta trasformando in una fabbrica di irregolarità. E’ un provvedimento che se da un lato restringe il sistema di protezione per i richiedenti asilo e i rifugiati (Sprar), dall’altro allunga i tempi di reclusione nei Centri permanenti per il rimpatrio. Soprattutto cancella la protezione per motivi umanitari.
Una decisione gravissima perché la protezione umanitaria veniva assegnata in quelle situazioni in cui non poteva essere concesso l’asilo, ma si trattava di persone in fuga da conflitti, persecuzioni o disastri. Ha riguardato la maggioranza delle persone migranti in Italia, quasi il 25% delle domande di protezione internazionale. Due anni in cui si poteva avere accesso al lavoro, alle prestazioni sociali, alla casa. Lavoro che non diventi sfruttamento, casa che non sia una tendopoli come quella andata a fuoco ancora una volta a San Ferdinando stanotte facendo ancora una volta una vittima.
Diritti sociali che appartengono a tutti senza distinzioni perché a tutti coloro che condividono la vita in questo Paese va garantita una esistenza dignitosa. Continuare a ripetere “prima gli italiani” è una offesa a questo Paese, ai valori della Costituzione, alle tante persone che arrivano qui con la speranza di poter vivere senza paura. Togliere diritti a qualcuno non fa aumentare i diritti di qualcun altro, al contrario riconoscere più diritti aumenta i diritti di tutti.
Le cooperative e le associazioni che da anni lavorano con i migranti hanno ricevuto circolari con cui si richiede di allontanare i titolari di protezione umanitaria. Così è accaduto in tante parti d’Italia a Crotone, a Catania, come a Rieti e a Latina. E ci saranno nuovi sgomberi.
Persone fino a pochi giorni fa in stato di perfetta regolarità, si ritroveranno nella condizione di irregolari ed il fenomeno della irregolarizzazione crescerà nei prossimi mesi se pensiamo che i permessi umanitari del 2017 sono 39mila. Persone inserite in percorsi di integrazione e protezione trasformate in fantasmi senza diritti.
Dove finiranno queste persone? Da nessuna parte cioè per strada, costretti a trovare rifugio nelle stazioni ferroviarie, sotto i portici o in luoghi di fortuna all’aperto.
Il passo successivo è nel disegno del ministro l’espulsione dal paese, ma con procedure e costi fuori portata e quindi di fatto impossibile per tutti, favorendo così il transito di migliaia di migranti regolari prima nella clandestinità vera.
La logica di questo decreto è davvero, come è stato detto, creare il caos per poi organizzarlo, creare irregolarità per far proliferare i problemi di ordine pubblico, generare timori e contrapposizioni, riversando nelle strade uomini donne bambini, per farne una bomba sociale al servizio della propaganda elettorale.
Con queste politiche il governo continua a non garantire diritti fondamentali come l’accoglienza, l’integrazione, il lavoro. Gli immigrati non rappresentano un costo per il paese, ma possono contribuire alla sua crescita.
Con la chiusura dei Cara e dei progetti Sprar rischiano di perdersi moltissimi posti di lavoro, tra diretti e indotto. Intanto ai lavoratori ancora impiegati si continuano a ridurre le ore di lavoro con conseguente taglio dei servizi per i migranti. Su questo fronte la Cgil è impegnata a tutti i livelli perché venga gestita nel modo migliore per ospiti e lavoratori questa fase di crisi del sistema di accoglienza.
Le conseguenze del decreto sicurezza sono ampie e distruttive. Con lo smantellamento del sistema di accoglienza si colpisce duramente i migranti ma anche i lavoratori della cooperazione sociale che rischiano di perdere ogni prospettiva. Dobbiamo prenderci la responsabilità e il rischio della lotta contro tutte le diseguaglianze.
Continuiamo a batterci insieme per il rispetto dei diritti umani, per l’affermazione dei valori di solidarietà, integrazione e inclusione, per porre le basi per una comunità più sicura solidale e umana”.