MOSCARA (SLC) SU DECRETO DI MAIO: “PROBLEMI ANCHE IN ALTRE AZIENDE, NON SOLO IN COMDATA”

Lecce, 3 novembre 2018 – «La discussione che si è sviluppata in queste ultime ore sulla stampa e sui social sembra artefatta e fuori obiettivo». Tommaso Moscara, segretario generale della Sl-Cgil di Lecce e Brindisi, risponde alla nota diramata stamane dai deputati salentini del Moviento Cinque Stelle. «Ho ripetuto queste stesse parole venerdì sera alla deputata Veronica Giannone. Lo dico perché improvvidamente nella nota si fa il nome della Cgil. Ancora una volta accade che mostrando la luna qualcuno continui a guardare il dito. Alla parlamentare, durante una serena telefonata, ho sostenuto ciò che la Coordinatrice provinciale del Nidil-Cgil Lecce, Sabina Tondo, ha scritto sul suo comunicato: una posizione che sposo in toto. Intanto il problema non è Comdata, cioè una delle più importanti aziende del Salento: chiunque abbia letto il comunicato sa che l’azienda è solo uno dei vari casi di un fenomeno più ampio. In nessuna parte del comunicato del Nidil si parla di licenziamenti, ma piuttosto di conclusione di contratti, che mentre prima del decreto venivano rinnovati anche sino a 36 mesi, oggi già a 12 vengono stoppati. Nello stesso tempo non posso confermare i numeri che il M5S fornisce nel comunicato: né quelli che riguardano gli interinali a cui non è stato rinnovato il contratto (molti più di 130; confermo che sono circa 200), tantomeno quelli sulle eventuali assunzioni a tempo indeterminato, che ovviamente auspico si realizzino ma il cui dato mal si concilia con l’affermazione di un presunto calo dei volumi. Delle due l’una: o c’è un calo di produzione e allora si lasciano a casa i lavoratori; o c’è la conferma dei volumi e si stabilizzano i lavoratori interinali. A tal proposito preciso infine che la Slc-Cgil non ha avuto alcuna notizia ufficiale dall’azienda in merito al calo dei flussi di attività, tranne in pochissime commesse, come è fisiologico che sia in questo periodo.
Detto ciò voglio sottolineare che la questione del blocco dei contratti entro i 12 mesi per evitare di inserire la causale del rinnovo è da qualche settimana una prassi sistematica anche in altre aziende del territorio. Penso ad esempio a Poste Italiane, dove per paura di aprire contenziosi e vertenze i lavoratori vengono bloccati entro i 12 mesi: prima dell’entrata in vigore del Decreto Di Maio, che ribadisco è in vigore dal 14 luglio, non dal 1° novembre, si arrivava tranquillamente fino a 32 mesi.
Per concludere, ribadisco che il Decreto Di Maio è monco: seppure scritto con le migliori intenzioni (e non ho motivo di dubitare che sia così), l’unico risultato che al termine del regime transitorio (dal 14 luglio al 31 ottobre) esso comporta è il fermo dei contratti. Dovrebbe piuttosto prevedere opzioni tali da incentivare le aziende tutte a stabilizzare i lavoratori a tempo determinato e gli interinali, a maggior ragione a fronte di flussi di attività importanti, come nei due casi in questione, Comdata e Poste Italiane».