GdL2018: AperiLibri al Caffé Cittadino con Walter Quattrociocchi, Antonella Vicini, Massimo Bray e Marco Revelli

Tornano gli #AperiLibri delle Giornate del Lavoro. Durante la manifestazione nazionale, organizzata a #Lecce dalla Cgil dal 13 al 16 settembre, ci sarà spazio per gli incontri con gli autori di opere legate al tema principale delle #GdL2018, “Democrazia è…”. Tutti gli appuntamenti si terranno nel Caffè Cittadino, in via Rubichi 35, a partire dalle ore 20.30 e saranno moderati dalla giornalista Roberta Lisi.

Giovedì 13 settembre, Walter Quattrociocchi e Antonella Vicini, tra i massimi esperti a livello internazionale sulla comunicazione online, presenteranno “Liberi di Crederci” (Codice Edizioni).
La rete sta tradendo le aspettative di molti, producendo, più che un’intelligenza, una disinformazione pericolosa (e spesso strumentalizzata) e una grave radicalizzazione nell’opinione pubblica. Così, a colpi di paradossi e cortocircuiti, il World Economic Forum nel 2013 ha inserito la disinformazione nella lista delle minacce globali, molte delle quali (da Trump alla Brexit, fino ai movimenti antivaccinisti) sembrano oggi aver preso forma; e secondo l’autorevole Oxford Dictionary, “post-truth” è diventata la parola del 2016.
Come nascono e perché si diffondono le bufale? Quali sono i meccanismi cognitivi su cui fanno leva? Come smascherarle e non cadere nella trappola di chi ha interesse a diffonderle?
“Liberi di crederci” è un antidoto contro la disinformazione, firmato da uno dei più autorevoli studiosi internazionali.

Venerdì 14 settembre, l’ex ministro dei Beni Culturali, Massimo Bray, oggi direttore generale dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani, presenterà il progetto “Le parole della Costituzione”, frutto della selezione di 40 voci che puntano l’attenzione sul valore delle parole e l’importanza del lessico utilizzato. Tra le novemilatrecento parole che compongono la Carta fondamentale della Repubblica Italiana, molte di queste ancora non trovano applicazione nei fatti…

Sabato 15 settembre, Marco Revelli, presenterà “Populismo 2.0” (Einaudi). Il populismo si è manifestato in forme molto diverse nel corso della storia, tra la fine dell’Ottocento e l’intero secolo breve; e anche oggi, la nuova disseminazione populista in Europa e negli Stati Uniti presenta differenze interne notevolissime, quelle che passano ad esempio tra la vittoria di Donald Trump e l’ascesa di Marine Le Pen. Ma un denominatore comune c’è: il populismo è sempre indicatore di un deficit di democrazia, cioè di «rappresentanza». Un deficit «infantile», per così dire, per i populismi delle origini, sintomo di una democrazia non ancora compiuta; e un deficit «senile», quando cresce il numero di cittadini che non se ne sentono più «coperti». Il populismo attuale – questa la tesi centrale del libro – è del secondo tipo: rappresenta una sorta di «malattia senile della democrazia». Il sintomo di una crisi di rappresentanza che si estende alla forma democratica stessa. È il segno più preoccupante del rapido impoverimento delle classi medie occidentali sotto il peso della crisi economica; ma anche della sconfitta storica del lavoro – e delle sinistre che lo rappresentarono – nel cambio di paradigma socio-produttivo che ha accompagnato il passaggio di secolo.