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Apprendiamo con sorpresa le sconcertanti dichiarazioni del sindaco di Nardò, Giuseppe Mellone, sulle critiche espresse dalla Cgil in merito al Regolamento del soggiorno nella foresteria allestita per ospitare i lavoratori migranti. Il primo cittadino parla di «polemiche strumentali», addirittura si avventura nel dire che «da tempo il sindacato ha smarrito la sua funzione sociale, limitandosi a descrivere realtà inesistenti pur di finire sul giornale».
Conosciamo bene le idee del sindaco, che si ispirano ad un periodo storico in cui le libertà sindacali e individuali vennero fortemente limitate se non addirittura soppresse. Mellone stia tranquillo: la Cgil gode di ottima salute e non intende indietreggiare per dare il proprio contributo alla società, per contrastare il dilagare di una cultura retrograda e discriminatoria. Appare quanto mai strano questo risentimento del primo cittadino per le critiche espresse ad un documento dai contenuti inaccettabili. Abbiamo appreso solo oggi, per bocca dello stesso sindaco, che il Regolamento inviatoci dalla Prefettura non era in realtà una “bozza”, ma addirittura lo stesso già in vigore lo scorso anno senza mai essere passato al vaglio del tavolo interistituzionale. Le dichiarazioni di Mellone sono gravi ed irrispettose del grande lavoro svolto negli ultimi anni dalla Prefettura e dai soggetti coinvolti nel tavolo per fare di Nardò un modello a livello nazionale.
La reazione sdegnata della gran parte dei soggetti oggi seduti al tavolo è chiara: tutti hanno espresso la volontà di correggere quel decalogo carico di stereotipi della peggiore specie.
Alla luce delle dichiarazioni di Mellone, riteniamo doveroso pubblicare il Regolamento, in modo che tutti i cittadini possano farsi un’idea dell’assurdità dei suoi contenuti. Fortunatamente, appena ricevuto, Cgil e Flai ieri hanno subito presentato alla Prefettura le proprie osservazioni, che i rappresentanti territoriali del governo hanno recepito e condiviso. Grazie al nostro intervento, quel vergognoso regolamento sarà radicalmente modificato, ripulito da un approccio razzista e autoritario, che assegna al sindaco addirittura il ruolo autorizzatorio nei confronti dello Spesal e della Asl per eventuali controlli, fino a spingersi alla violazione di diritti fondamentali della persona.
Nella lettura del documento allegato – che, è bene ribadire, non ci era mai stato consegnato nonostante le ripetute richieste avanzate da Cgil e Flai– vi suggeriamo di soffermarvi su toni e lessico da centro di detenzione. Oltre ai richiami a concetti come “razza e colore”, spiccano violazioni della privacy, come quelle contenute al punto 7 (violazione della libertà e segretezza della corrispondenza, attuata tra l’altro da personale non appartenente alle forze dell’ordine) o al punto 12 (perquisizioni dei locali e personali “effettuate in qualsiasi momento” da “addetti alla sicurezza” e non da agenti di polizia). Fino agli stereotipi peggiori nei confronti dei migranti ai punti 8, 9 e 10, come i tanti riferimenti all’igiene personale (è proibito “circolare nudi, sporchi di feci, vomito, alimenti o vestiti in maniera non appropriata”) o ai divieti a compiere reati all’interno del villaggio: è infatti pacifico, per ogni cittadino italiano e straniero, il divieto di disturbare la quieta pubblica, ingaggiare risse, danneggiare oggetti e strutture, saltare la recinzione, adoperare violenza fisica, offendere o esprimere disprezzo su base razziale, religiosa.
Sapere che un regolamento di tale foggia sia stato applicato anche solo per un giorno fa addolorare e vergognare: è un’onta per il territorio, soprattutto per una città come Nardò insignita della medaglia d’oro al merito civile.

La segretaria generale della Cgil Lecce, Valentina Fragassi
La segretaria generale della Flai Cgil Lecce, Monica Accogli