L’ennesimo uxoricidio, che si è consumato ieri a Trepuzzi, dimostra ancora una volta i limiti culturali di una società che vuole le donne sempre in condizioni di subalternità rispetto all’uomo. Un retaggio che produce effetti devastanti sui luoghi di lavoro – basti pensare alle discriminazioni (sotto ogni punto di vista) con cui devono convivere le lavoratrici – ma ancor più nella vita familiare.

La Cgil da sempre è impegnata per superare differenze, discriminazioni e dicotomie tra uomini e donne, sia sul lavoro sia in ambito domestico. In provincia di Lecce da anni portiamo avanti iniziative per superare le differenze di genere. Non solo dibattiti, spettacoli e momenti di testimonianza: abbiamo infatti avviato percorsi nelle scuole per coinvolgere i più piccoli in una lunga battaglia culturale; abbiamo anche sottoscritto importanti protocolli, come quello firmato con Confindustria contro le molestie sui luoghi di lavoro.

Serve una decisa svolta culturale, affinché si riconosca nell’interlocutrice, nella collega e nella partner non un oggetto di scherno, di molestia o di possesso, ma semplicemente una persona da rispettare. Siamo ancora alle prese, in Italia, con il fenomeno del femminicidio, spesso dettato dalla non accettazione di un matrimonio finito, da insensati sentimenti di vendetta, da una mentalità basata sulla discriminazione di genere consumata quotidianamente in ogni ambito sociale. Motivazioni che devono spingere tutti a una seria riflessione, oltre che su un dettato legislativo spesso assai lacunoso, soprattutto sulle pratiche di prevenzione e sulle forme di assistenza sociale alle donne vittime di violenza psicologica e fisica.

La Cgil ricorda commossa la compagna Teresa Russo, lavoratrice diligente impiegata alle Poste e nostra iscritta: una persona mite, rimasta vittima di un atroce omicidio e anche della solitudine che la nostra società sa riservare a chi come lei chiede aiuto.